Sono molto vicino a chi, soprattutto la sera, si abbandona – come ho fatto io tante volte – ad appassionate discussioni sull’universo e sulla vita guardando la volta celeste. Nei miei trascorsi, in quei momenti ci chiedevamo se qualcuno stesse osservando le nostre stesse stelle. Davanti a noi c’era un grande silenzio, che evocava assenze. L’universo sembra calibrato a favore della vita, ma l’immensità sembra volerci condannare all’isolamento. Ci domandavamo: riusciremo a trovare qualcuno che ci spieghi perché esistiamo invece che no? Poi si faceva tardi e cominciava a fare freddo. Allora ci davamo la buonanotte, sapendo già cosa avremmo sognato.